SONNO
di Jon FosseSONNO di Jon Fosse
Traduzione G. Perin
Regia Valerio Binasco
Scene e costumi Laura Benzi
Interpreti Enrico Campanati, Giselda Castrini, Bruno Cereseto, Valerio Binasco,
Silvia Bottini, Carla Buttarazzi, Luca Ferri, Lupo Misrachi, Sara Nomellini
Musiche eseguite da Alessandro Damerini
Produzione Teatro della Tosse Genova
NOTE DI REGIA
“A dire il vero ancora non so perché si intitoli Sonno, questo testo di Jon Fosse. Dovrei fare delle ricerche, ma sono svogliato. Preferisco non saperlo ancora per un po’. Il titolo di un opera a volte è come l’indicazione di un percorso, altre volte è un ermetico indizio, altre volte, addirittura, è come un volto visto in sogno: non si è mai sicuri di chi sia davvero. L’intera pièce Sonno è un continuo alternarsi di fatti e di personaggi concreti, eppure siamo immersi fino al collo in un quadro metaforico(prego notare che ho detto metaforico, e non ‘metafisico’). Amo questa visione sfocata che ritrovo nei testi di Fosse. Ogni volta ho la sensazione di trovarmi dinnanzi a un grande affresco sull’umanità, ne percepisco fortemente il ‘senso’, ma non riesco a metterlo a fuoco. Mi obbliga a questa visione mancante, piena di qualcos’altro. È come se venissi costretto a guardare solo la luce (o l’ombra) che c’è tra una cosa e un’altra, tra una persona e un’altra. Nei momenti in cui sono più incline a una spiritualità simile a quella dei bambini, dico che J Fosse mi costringe a guardare nei luoghi dove andrebbero a nascondersi gli Angeli. È un autore che istiga in modo irresistibile il mio bisogno di fare Teatro con delicatezza, un Teatro da ritrattista, un Teatro da innamorato dei volti delle persone, dei loro occhi; del loro silenzioso e spesso inutile fluire attraverso la vita. Sull’autore circolano molte bugie. Dicono per esempio che sia Norvegese: ma lo dicono solo perché sentono il bisogno di giustificare con un luogo comune il suo stile malinconico e ripetitivo. Dicono che sia un po’ come Pinter, ma lo dicono solo perché devono ancora capire anche Pinter. Dicono che sia triste, e lo dicono gli stessi che si offendono quando – nei miei spettacoli, per esempio – il pubblico ride. Dicono che metta in scena solo personaggi qualunque, e qui dicono la verità: ma la dicono pensando che sia un difetto, mentre è vero il contrario. Infatti è una grande idea di Teatro (e di Mondo) quella che ‘siamo tutti qualunque, ma lo siamo poeticamente’. Persino i suoi fantasmi lo sono. Siamo tutti qualunque (cioè :chiunque) sotto il sole, nella luce bianca del nord e del sud, e siamo tutti qualunque in mezzo agli angeli e al silenzio.
Con Fosse è tornato in scena quel che restava dell’idea del Fato – se ci credete potete chiamarlo anche Dio, o Dei, tanto non penso che abbia un nome preciso. Mancava dalle scene da alcune migliaia di anni. È tornato con pochissime parole da dire, e con un grande senso dell’umorismo.” (Valerio Binasco)
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Anno
2010
Produzione
Fondazione Teatro della Tosse
Premio della Critica 2010